lunedì 22 febbraio 2010

Quattro anni... sembra un secolo

Quasi quattro anno dai primi solitari post sull'argomento... purtroppo studiare e vivere sono incompatibili e, se l'esperienza empirica ha accatastato cose nella mia mente e nel mio cuore, il metodo per capire meglio, ancora non ce l'ho. Forse non l'ho cercato. Basterebbe in fondo mettere in fila queste "cose", magari partendo dalle ultime:
  1. il rischio polarizzazione è reale, anzi per molti versi un destino inevitabile, in paesi ottusi e superficiali come l'Italia; ma è davvero un "rischio"? Forse sì... ma non ho voglia di spiegare il perché;
  2. preferisco le classi miste, con gli italiani in minoranza, perché: i genitori non polemizzano a sproposito, i bambini sono più educati, c'è meno conformismo, c'è più varietà di stimoli ed esperienza, si va a meno ai compleanni, non siamo obbligati a uscire con i genitori dei compagni di classe;
  3. non è vero che i bambini stranieri rallentano la didattica; sono le classi numerose e gli inserimenti in corso d'anno di bambini appena arrivati che creano problemi agli insegnanti e scombussolano la didattica;
  4. i bambini stranieri che arrivano in classi senza sapere l'italiano sono le prime (e uniche) vittime perché spesso sono lasciati indietro e accumulano uno svantaggio che non recupereranno più nella vita; 
  5. i bambini stranieri nati in Italia sono italiani, e per fortuna sono sempre di più: energie fresche nella nostra decadente società;
  6. polarizzazione = (degrado urbanistico + speculazione + cattiva amministrazione) x pregiudizio
  7. il pregiudizio verso le scuole a forte presenza straniera viene innescato nelle scuole materne: lì bisogna agire per soffocarlo sul nascere;
  8. la polarizzazione inizia con la concentrazione residenziale; la concentrazione residenziale è determinata dal degrado di alcune zone delle città; la polarizzazione può essere evitata solo con la riqualificazione e strategie urbanistiche che favoriscano il mix abitativo;

  9. il rendimento scolastico medio dei bambini stranieri-italiani è più alto di quello degli italiani-italiani;
  10. i maggior problemi nelle classi miste sono quasi sempre creati da bambini italiani;
  11. il bullismo è molto meno diffuso nelle classi miste;
  12. la conflittualità interna alle classi miste è più bassa;
  13. la scuola pubblica è abbandonata a sé stessa, dal Governo e dagli Enti Locali;
  14. bisogna essere fortunati ad avere in sorte bravi insegnanti;
  15. gli insegnanti sono mediamente impreparati alle sfide della società interculturale;
  16. il vero problema dei bambini stranieri è la perdita di autorità dei genitori a causa delle scarse competenze linguistiche di questi ultimi;
Queste sono alcune. Giusto pro-memoria.

giovedì 21 dicembre 2006

Il rischio polarizzazione

E' uscito il nuovo rapporto sulla presenza straniera nelle scuole italiane curato dal Ministero della Pubblica Istruzione che presenta i dati dell'a.s. 2005-2006. Il rapporto si può scaricare qui:

http://www.pubblica.istruzione.it/mpi/pubblicazioni/2006/cittadinanza_non_italia.shtml

Per la prima volta, in modo fugace e poco approfondito, si parla del rischio "polarizzazione", ovvero della tendenza, legata, in parte alle dinamiche del mercato residenziale (che tende a concentrare la popolazione straniera in certe zone, solitamente con minori costi abitativi), in parte anche alla tendenza della popolazione italiana a evitare le scuole con un presenza straniera giudicata eccessiva. Si legge nel rapporto:

"I dati e, soprattutto, le esperienze e le preoccupazioni che vengono dalle scuole ci segnalano situazioni di forte concentrazione in singole scuole e territori. Il rischio è che diventino le scuole degli immigrati, scuole di serie B, scuole ghetto in quartieri ghetto. E’ necessario comprendere l’intensità e le forme della concentrazione territoriale, scolastica, le tipologie di cittadinanze, quali variabili siano sottostanti ai fenomeni di concentrazione (libera scelta, costruzione di reti comunitarie da parte degli stranieri, volontà familiari..) e quali siano le situazioni nelle quali i processi di concentrazione si traducono in segregazione e anche in disagio personale o scarso successo scolastico. " (p. V)

Nei prossimi giorni vorrei dare qualche dato in più sull'estensione e sulle conseguenze del fenomeno.

lunedì 4 dicembre 2006

Esplorando un mondo sconosciuto

Sono un ricercatore sociale.

Da quando mi sono laureato mi interesso di immigrazione. Con mia moglie ci siamo conosciuti in occasione di una ricerca sull'immigrazione marocchina. Ora lei lavora in un Ente Locale e si occupa di politiche per gli immigrati. La nostra attenzione verso il fenomeno migratorio è sempre stata trainata dalla curiosità, ma anche dall'attrazione verso le culture che allora si affacciavano nel nostro paese con il loro carico di novità, di esotismo, di cambiamenti. Siamo entrambi innamorati del Maghreb e del mondo arabo.

Ho sempre pensato che l'immigrazione fosse un fenomeno positivo, in grado di migliorare il nostro paese e la nostra società. Che la chiusura e l'ostilità verso gli immigrati fossero il sintomo della paura e dell'ignoranza e che solo la conoscenza e le relazioni reciproche potessero portare ad una crescita comune.

Quest'anno mia figlia è andata in prima elementare e si è trovata in una classe composta da una maggioranza di bambini stranieri, in una scuola che, da qualche anno, l'opinione comune locale (italiana) tende a classificare come "scuola degli stranieri" e, quindi, ad evitarla.

Nonostante tutte le mie conoscenze e i miei principi, la mia reazione istintiva di fronte alla classe multicolore è stata di timore e disorientamento, per non dire di panico. Abbiamo fatto la scelta giusta? Le nostre idee (o ideologie?) non condizioneranno il futuro di nostra figlia?

Al panico è subentrata la razionalità e la forte esigenza di capire. A quali conseguenze, sul piano strettamente scolastico ma anche dal punto di vista dell'integrazione sociale, vanno incontro i bambini italiani nelle classi a forte concentrazione di bambini stranieri?

Una prima considerazione: credo la formazione di un bambino avviene principalmente all'interno della famiglia. Quindi, la responsabilità principale degli esiti rimane nostra.

Però, resta il fatto che, inevitabilmente, le (possibili) difficoltà linguistiche dei bambini stranieri si traducono in una maggiore difficoltà per le insegnanti, un rallentamento della didattica. E' davvero così? Quali conseguenze sull'apprendimento degli italiani?

L'idea di questo blog nasce perché il tema mi sembra assolutamente assente dal dibattito attuale. Tutta l'attenzione dei ricercatori e degli amministratori è (giustamente) rivolta all'altro versante, quello più debole, all'integrazione dei bambini stranieri nelle classi. A parte notizie di cronaca di genitori italiani che non vogliono mandare i bambini in classi con troppi stranieri, ad oggi non mi risultano ricerche su questo tema.

Con questo blog vorrei raccogliere tutte le informazioni utili sull'argomento e aprire un confronto con altre persone toccate o interessate all'argomento.

Una ricerca interessante

Una recente ricerca sui minori in Italia: http://www.minori.it/pubblicazioni/rapporti/pdf/Infanzia.pdf

Segnalo in particolare il paragrafo 5 del capitolo 1: "Identità ed etnie" (pp. 28 e ss) e il paragrafo 3.4 del capitolo 2: "Bambini di qui e d'altrove" (pp. 116 e ss).